“Moena” significa “terreno fertile e ricco di acque”. Il nome deriva dalla sua storia e fondazione, che racconta di un antico lago bonificato, grazie al duro lavoro della popolazione.
In passato, conosciuta come Moyena, è stata la casa dei Reti, fino alla conquista romana. Durante il suo dominio, l’Impero romano ha diffuso tra i vinti la sua cultura e la religione cristiana. Dalla contaminazione delle due tradizioni, è una nata una lingua unica, particolare: il ladino o il reto-romanzo, che ancora oggi si parla a Moena e in tutta la Val di Fassa.
Fino alla fine 1800, il paese fece parte del Principato Vescovile di Trento: come “Regola” della Comunità di Fiemme, godeva comunque di numerosi benefici che gli permettevano di governare in modo autonomo. Seguì un periodo confuso e turbolento, che coinvolse tutto il Trentino, e che raggiunse il suo apice nel 1809 con la rivolta guidata da Andreas Hofes.
Con il Congresso di Vienna, Moena e tutto il Principato Vescovile di Trento vennero annessi all’Impero d’Austria.
Il periodo più buio del paese coincide con la grande guerra: divenne una retrovia del fronte, con grave pericolo per la popolazione civile. La maggior parte del territorio venne distrutto dai combattimenti o dalle installazioni militari. Oggi è possibile visitare i resti delle trincee, dei camminamenti e dei ricoveri.
Nel dopoguerra, tutto il Trentino Alto Adige venne annesso all’Italia. Durante il periodo fascista, fu vietato alla popolazione locale di esprimere le proprie peculiarità e di seguire le tradizionI della cultura ladina. Solo dopo la seconda guerra mondiale, fu riconosciuta la specificità ladina di Moena e della Valle di Fassa.
Nei secoli, Moena ha vissuto momenti di splendore come di oscurità, riuscendo sempre a rialzarsi brillantemente. Non è un caso, che lo stemma del paese raffiguri un barcaiolo che guida la sua piccola imbarcazione dal buio verso la luce.